Autodidatta nel suo primo avvicinarsi all'arte, nacque nel villaggio di Sorso, presso Sassari, nel 1926. Conseguì da adulto il diploma all'Istituto d'Arte sassarese, avendo ripreso gli studi interrotti anni prima. Tanda guardò alla pittura del Giuseppe Biasi realista e naturalista dei suoi ultimi anni e alla maniera del suo concittadino Pietro Antonio Manca. Esordì all'edizione 1950 del Premio Città di Sassari, ottenendo (con strascico di polemiche) un ex-aequo insieme a Mauro Manca e Costantino Spada: l'anno seguente decise di trasferirsi e di lavorare a Roma, tenendo però i ponti con Sassari e la Sardegna. Ausonio Tanda si impegnò nella ricerca pittorica con temi neorealisti, attenti alla realtà sociale nazionale del tempo e alle classi basse: la sua è però una visione descrittiva e pessimista, dove la condizione infima dei mestieranti più umili è ritratta per quello che è, senza prospettiva futura di cambiamento o miglioramento. Tanda fu un testimone del disagio esistente e lo tradusse con visioni cupe, prese da punti di vista schiaccianti i soggetti, punti di vista ripresi dall'alto: si concentrò sul mare e sui pescatori che vi faticano in tutte le stagioni, piegati sulle reti in piccole barche poste su una distesa d'acqua nera, mossa, inquieta. Le marine di Tanda paiono anticipare di qualche anno il successo letterario che raccolse lo sceneggiatore Franco Solinas, autore nel 1957 del romanzo Squarciò, che pare richiamare determinati temi della pittura di Tanda e la visione sociale alla sua base. A partire dal 1952 Tanda tenne varie mostre, a incominciare dalla personale a Sassari per proseguire fino alla fine del decennio con le mostre tenute nel 1958 a Roma e in Sardegna, raccogliendo un buon successo, anche di critica. Altra serie di pitture a cui dette vita fu quella dei “Lupi”, raffigurando sulla tela esemplari di lupi con primi piani, fauci aperte e sguardi penetranti. Il decennio successivo vide Tanda provare nuovi percorsi, puntando su sperimentalismi con altre tecniche (oltre alla pittura a olio, la monotipìa etc.) e con nuove materie quali la plastica e il polistirolo, impressionato dal rapido mutamento e nel progresso visibili nella società italiana, e sarda, con l'industrializzazione, ma soprattutto dalla presenza sempre maggiore delle innovazioni tecnologiche nella vita quotidiana. Fu infatti la tecnologia, letta con la lente della letteratura e della cinematografia, a interessare Tanda in quanto “futuro prossimo venturo”. Fu colpito soprattutto dal concetto della “intelligenza artificiale”, all'epoca resa concettualmente al pubblico con la figura del robot, ossia dell'automa elettrico, quindi una sagoma antropomorfa di base: a questo tema dedicò una serie di opere (che chiamò “Cyborg”) in tecnica mista e aventi per soggetti forme geometrizzanti che richiamavano i freddi design delle “macchine pensanti”, ma anche nel contempo forme di arte primitiva, con corpi appena abbozzati. La fase sperimentale fu molto interessante ma il pubblico non seguì Tanda su quella ricerca, come d'altronde nel decennio precedente aveva tralasciato alcuni interessanti slanci di Mauro Manca. Ausonio Tanda, compresa la dinamica, scelse di proseguire con una produzione meramente commerciale di marine, pescatori e barche, che mantenne per anni e per anni piazzò nel mercato regionale. Si spense a Roma all'età di 61 anni, l'8 maggio del 1988.
Bibliografia
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