Rassegna Opere d'Arte Digitale Nord Sardegna

Filippo Figari
Cagliari 23/09/1885
Roma 30/10/1973

Figlio dell'ingegnere Bartolomeo, impiegato presso le Reali Ferrovie Sarde, e di Carmela Costa, Filippo Figari nacque il 23 settembre 1885 a Cagliari. Per esigenze lavorative del capo famiglia Bartolomeo, i Figari si trasferirono a Sassari per un triennio, dal 1901 al 1903: in questi anni Filippo ebbe modo di conoscere il coetaneo Giuseppe Biasi sui banchi di scuola e divenne suo amico, cimentandosi insieme nelle prime caricature per le locali pubblicazioni goliardiche. Nel triennio sassarese la passione per il disegno e l'interesse verso l'arte portarono Filippo a frequentare il primo studio d'artista dei tanti che conobbe in vita sua, quello di Mario Paglietti (Porto Torres, Sassari, 18 marzo 1865 – Sassari, 1943).

Rientrato a Cagliari nel 1904 e terminati gli studi con il diploma di Maturità Classica conseguito al Liceo “Dettori”, ebbe modo di esporre due sue caricature in una mostra fatta insieme con Felice Melis Marini (Cagliari, 18 dicembre 1871 – 30 aprile 1953): ma fu l'autunno di quell'anno a rappresentare per Figari l'inizio della sua formazione artistica che lo portò a divenire uno dei maggiori esponenti della pittura in Sardegna del Novecento. Recatosi a Roma appunto in quell'autunno, Figari fu presentato dal poeta sassarese Salvator Ruju (Sassari, 6 maggio 1878 – 21 giugno 1966) alle redazioni del quotidiano La Patria e del settimanale L'Avanti della Domenica, testate di cui divenne grafico e caricaturista apprezzato, inoltre ebbe modo di conoscere la cerchia intellettuale di Sardi di stanza nella Capitale, a iniziare da Grazia Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936).

Gli anni romani, con la frequentazione del pittore Domenico Bruschi (Perugia, 13 giugno 1840 – Roma, 19 ottobre 1910; autore a Cagliari del ciclo decorativo dell'aula consiliare provinciale e noto per la visione storicistica ed “eroica” della Storia d'Italia nella sua produzione) e le idee circolanti tra i conterranei (soprattutto Josto Randaccio con il suo concetto in nuce di “Nazione Sarda”), insieme all'affinamento tecnico conseguito presso il Regio Istituto di Belle Arti e l’Accademia di Francia, portarono allo sviluppo in Figari di un vero amore per il valore identitario del Popolo Sardo, che lui rielaborò poi nei decenni successivi facendone una “visione eroica” per una pittura magniloquente ed enfatica, formalmente impeccabile.

Dopo una parentesi nel 1907 a Venezia, dove giunse con una borsa di studio ricevuta dalla Municipalità di Cagliari e dove frequentò l'Istituto d'Arte e conobbe i capolavori del colorismo veneto conservati in chiese e palazzi della città, Figari si spostò nel 1908 a Monaco di Baviera e si iscrisse all'Accademia di Belle Arti: entrò così in contatto con la Secessione e maestri quali Hugo von Habermann (Dillingen, Saarland, 14 giugno 1849 – Monaco, 27 febbraio 1929) e Ludwig von Herterich (Ansbach, 13 ottobre 1856 – Etzenhausen, 25 dicembre 1932). Gli studi bavaresi terminarono con il 1911 e quell'anno, forte anche della prima personale tenuta a Cagliari già nell'estate del 1909, ottenne nel capoluogo sardo l'onore di poter decorare la Sala dei Matrimoni dell'allora appena ultimato nuovo Palazzo municipale, sito nella Via Roma. All'importante commissione, adempiuta brillantemente (si recò a Busachi ad ispirarsi per le figure), fece seguito l'anno dopo l'incarico della decorazione del Salone di Ricevimento e poi ancora, nel 1914, gli spettò l'Aula Consiliare, che fu il suggello al suo successo sulla scena artistica cittadina e regionale, successo conquistato con una pittura vibrante luce nella cromia e forza nella composizione formale, una novella epica sarda fatta di eroi e gesta ammantati di solenne arcaicità.

Terminato il ciclo decorativo del Municipio cagliaritano nel 1916, Filippo Figari conobbe la tragedia della Prima Guerra Mondiale non solo come soldato ma anche come prigioniero nei campi austriaci. Rientrato sano e salvo in Cagliari a guerra conclusa, nel 1918, nel triennio successivo si buttò nell'arte con importanti commissioni di alto valore pubblico (suo lo stipo della bandiera di Fiume, 1920) e di commissioni private: grafiche, decorazioni, opere iniziarono a testimoniare presso le varie collezioni il valore artistico dell'artista trentacinquenne e già maturo.

Nel 1924 Figari pubblicò sulla rivista Il Nuraghe il saggio intitolato “La Civiltà di un popolo barbaro”, che gli diede notorietà negli ambienti intellettuali e artistici non solo sardi.

Solo nel 1929, terminata questa impegnativa stagione passata nella realizzazione di cicli decorativi, Figari poté partecipare alla ridda di esposizioni che animavano all'epoca i calendari dei grandi e piccoli centri italiani. L'apprezzamento della critica ufficiale (Raimondo Carta Raspi e Raffaello Delogu lo vantarono nei loro scritti) fu allo scadere del decennio assai lusinghiero per lui e nel 1929 la sua posizione nel panorama sardo trovò ennesima conferma nella carica di Segretario del Sindacato Fascista delle Belle Arti per la Sardegna, carica che detenne fino alla caduta del Fascismo.

Negli Anni Trenta ebbe la commissione della decorazione della Cattedrale di Cagliari (1931-1935) e nel 1935 si trasferì a Sassari perché nominato dirigente dell'allora appena nato Istituto d'Arte. La scuola assorbì da allora parte del suo tempo, nondimeno fu presente a numerose esposizioni, sia in Sardegna che in Italia. La sua attività di artista rinomato conobbe un momento critico per le vicende seguite alla caduta del Regime Fascista nel 1943: la sua posizione di Segretario regionale del Sindacato politico gli creò problemi e nemici. Nel 1945 riuscì comunque a riprendere la dirigenza dell'Istituto d'Arte di Sassari e riprese anche l'attività espositiva. Durante la Guerra le commissioni furono poche ma importanti (lavori all'EUR etc.), però nessuna di esse andò a conclusione, fermandosi ai bozzetti, a causa della caduta dell'Italia Fascista.

Nel Dopoguerra Figari si ripresentò nella scena sarda esponendo a Sassari delle serie a soggetto nuovo: nature morte e paesaggi, soggetti per lui nuovi, e la risposta fu assai favorevole. Negli Anni Cinquanta si rivolse con impegno all'arte sacra ed ebbe nuove commissioni a livello regionale, quali il rosone della Cattedrale e la vetrata in facciata della chiesa di Santa Caterina a Sassari e il completamento dei decori nella Cattedrale a Cagliari. Nel 1958 lasciò la direzione dell'Istituto d'Arte di Sassari ma ne fu nominato presidente, carica che esercitò da Roma, dove trasferì la sua residenza, mantenendosi però così sempre in contatto con l'ambiente artistico isolano, che vedeva rinnovarsi anche grazie al ricambio generazionale e all'ascesa di nuovi artisti tra i quali erano anche suoi allievi.

Ultimi suoi lavori furono nel 1959 le vetrate e le decorazioni per la chiesa del SS. Sacramento (la chiesa di “Padre Manzella”, dal nome del missionario fondatore, in Via Matteotti) a Sassari e nel 1965 il disegno per il mosaico della chiesa cagliaritana di Santa Maria Goretti.

Filippo Figari si spense a Roma il 30 ottobre 1973, all'età di 88 anni.

 

Bibliografia

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