Rassegna Opere d'Arte Digitale Nord Sardegna

Mauro Manca
Cagliari 21/12/1913
Sassari 22/02/1969

Mauro Manca nacque nel 1913 a Cagliari perché là il padre, di origini sassaresi, lavorava come magistrato presso il Tribunale Militare della Sardegna. La famiglia dovette trasferirsi a seguito degli incarichi ricevuti dal capofamiglia: a metà degli Anni Venti risedettero per diverso tempo a Venezia, per poi rientrare a Sassari, dove Mauro Manca poté concludere gli studi classici diplomandosi al Liceo Classico “Domenico Alberto Azuni” nel 1933.

Durante gli anni scolastici si palesò la sua passione per il disegno e la grafica, con caricature che eseguì avendo per soggetti professori e compagni. Per volontà familiari, si iscrisse dapprima alla Facoltà di Medicina di Sassari, poi passò a Giurisprudenza e conseguì la Laurea in Leggi nel 1937.

L'Arte, per cui era portato ma che non lo spinse a intraprendere studi organici, lo portò già dal 1934 ad avvicinarsi a Stanis Dessy e seguì alcune delle lezioni presso la Scuola Comunale d'Incisione inaugurata quell'anno e nell'anno seguente, nato l'Istituto d'Arte di Sassari (dove Dessy insegnò, sotto la direzione di Filippo Figari), vi seguì i corsi serali di disegno, sempre però in maniera saltuaria.

Espose per la prima volta alla VI Mostra Sindacale Fascista di Sassari nel 1935, con due pastelli, e negli anni successivi fu presente ad altre esposizioni ufficiali.

Divenne amico del pittore e decoratore Paolo Maninchedda (Thiesi, Sassari, 1884 – Sassari, 1974), più grande di lui di quasi quindici anni e insegnante all'Istituto d'Arte sassarese, e si interessò a lui Eugenio Tavolara, incuriosito dal giovane per la sua pittura e per l'interesse dimostrato da lui per l'esoterismo, passione comune a Tavolara. Mauro Manca si interessò infatti alle carte dei Tarocchi per i significati reconditi e i simbolismi degli Arcani, appunto le carte illustrate la cui iconografia risaliva a molti secoli addietro, ancor prima del medioevo. Il trasferimento nel 1938 a Roma, per lavoro del padre, permise a Mauro Manca, giovane pittore ed appassionato di esoterismo, di sviluppare le sue passioni negli ambienti della Città Eterna: conobbe Filippo Marinetti (Alessandria d'Egitto, 21 dicembre 1876 – Bellagio, Como, 2 dicembre 1944) e Giuseppe Capogrossi (Roma, 7 marzo 1900 – 9 ottobre 1972) e strinse amicizia con il pittore, fotografo ed esoterista Emanuele Cavalli (Lucera, Foggia, 1904 – Firenze, 1981), più grande di lui di dieci anni e impegnato da tempo in sperimentalismi quali il Primordialismo pittorico e il rapporto musica-pittura.

In quegli anni giovanili Manca fu vicino al Fascismo, divenendo molto attivo nelle organizzazioni giovanili, ma paradossalmente fu proprio la critica ufficiale di regime a tacciarlo in alcune occasioni (ad esempio nel 1939) di “giudaismo” per la sua visione artistica che guardava e traeva ispirazione dalle novità internazionali, in netta antitesi con “l'arte nazionale”, plasmatasi oramai dai primi Anni Venti con Novecento e in seguito canonizzata nel “celebrativismo” monumentale e solenne. Comunque ebbe anche critiche positive e le sue opere presenti alle varie esposizioni romane e laziali ottennero successo.

Nel 1941 fu chiamato alle Armi e fu assegnato a un Reggimento d'Artiglieria di stanza a Ploaghe, a pochi chilometri da Sassari.

Lasciato l'ambiente artistico romano, la sua ricomparsa a Sassari fu assai d'impatto, perché vi giunse come il più aggiornato artista forse dell'epoca in Sardegna, dati i suoi contatti con Capogrossi. A Sassari tra il 1942 e il 1944 tenne due mostre personali, che ebbero effetto dirompente sulla critica locale, sconvolgendo la visione artistica regionale con il linguaggio nuovo, diverso (“alieno”, si può a giusta ragione dire) della sua pittura metafisico-surreale. Ebbe anche un breve incarico d'insegnamento all'Istituto d'Arte sassarese e al Liceo Canopoleno sempre di Sassari, nel 1943 dopo l'Armistizio.

Nel 1944 rientrò a Roma, appena “liberata” e fervente di immensi nuovi slanci culturali per la “boccata d'ossigeno” resa possibile dalla scomparsa del Regime e delle chiusure precedenti imposte alle nuove idee del resto del mondo. Gli anni dell'innovazione artistica, sfociati nel neo-cubismo portato avanti da Capogrossi e altri, lo catturarono. Esordì come neo-cubista romano nella mostra del 1947 alla Galleria di Roma. Nel 1949 espose a Sassari, dove tre anni prima aveva preso in matrimonio Francesca Binna.

Gli Anni Cinquanta passarono tra numerose esposizioni e mostre tenute a Roma, in Sardegna e in altri centri italiani, presentando opere che segnarono un suo nuovo sguardo all'Astrattismo. Negli stessi anni divenne restauratore e consulente per la Soprintendenza di Roma e Lazio e partecipò ad alcuni progetti quali le scenografie per il film La Maschera Nera e il ciclo decorativo della Camera di Commercio di Treviso (non realizzato). Nella seconda metà del decennio nella sua pittura l'Astrattismo cedette il passo alla nuova tematica del Mito classico elaborato con un linguaggio asciutto, a cui si assommò una ricerca sull'iconografia della Civiltà nuragica, omaggio alla sua Sardegna. E i temi della Preistoria sarda furono per Mauro Manca il mezzo per il suo “riavvicinamento” alla terra d'origine: Eugenio Tavolara lo invitò e lo coinvolse nelle Arti Applicate, per elaborare come designer motivi per tappeti e modelli per gioielli d'oreficeria.

Il coinvolgimento nell'ente regionale ISOLA di Tavolara, ossia l'Istituto Sardo per l'Organizzazione del Lavoro Artigiano facente capo alla Regione Autonoma della Sardegna, fu per Mauro Manca motivo di rivalutare un suo trasferimento in Sardegna. Sebbene fosse chiamato nella redazione (per la cura grafica) della neonata rivista Inchieste di Urbanistica e Architettura, fondata dal suo amico l'architetto Eugenio Maria Rossi, il rapporto di collaborazione con Tavolara e il suo ruolo primario nelle organizzazioni delle annuali Esposizioni dell'Artigianato Sardo lo avvicinarono sempre più alla Sardegna e la possibilità concretizzatasi nel 1959 di subentrare a Filippo figari nella direzione dell'Istituto d'Arte sassarese resero possibile il suo ritorno a Sassari. Il subentro a Figari significò per Manca anche il compito di svecchiare l'Istituto, operazione a cui dette il via nel 1961: volle che le Arti Applicate vi avessero un peso assai maggiore e che l'Istituto collaborasse con l'ISOLA con elaborati e opere da esporre nelle edizioni annuali, poi volle inserire giovani insegnanti, tra i quali Aldo Contini, Zaza Calzia e Paola Dessy. Vi inserì anche lo scultore sassarese Gavino Tilocca a cui affidò la sezione ceramica. Nel campo artistico regionale, diede vita al gruppo “Realtà Nuova” (all'interno diversi giovani e no, tra cui Zaza Calzia e Gavino Tilocca) con cui esordì alla III Mostra Regionale d’Arte di Cagliari nel 1963: Mauro Manca operò perché l'ambiente artistico isolano svecchiasse rapidamente, dando occasione a moltissimi giovani di poter apparire e affermarsi, potendo mostrare i propri percorsi artistici e ciò che volevano esprimere. Aprì ad Alghero e Sassari le Gallerie “A”, dove esposero i nuovi artisti, e dal 1964 entrò in contrasto con l'ISOLA, orfana da poco di Tavolara (scomparso nel 1963): l'Istituto d'Arte cessò di collaborare con l'Ente regionale per un biennio, fino al 1966.

Per problemi di salute, a partire dal 1968 Mauro Manca fu limitato nella sua alacre attività e la malattia peggiorò a fine anno: ricoverato in gravi condizioni, dopo una lunga degenza ospedaliera, si spense il 22 febbraio 1969 nell'ospedale di Sassari.

 

Bibliografia

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