Rassegna Opere d'Arte Digitale Nord Sardegna

Federico Melis
Bosa 23/05/1891
Urbania 13/12/1969

Nato a Bosa il 23 maggio 1891, Federico Melis, figlio di Salvatore commerciante di tessuti e Giuseppina Masia, fece parte di una famiglia numerosa (otto tra fratelli e sorelle) e altri suoi fratelli (Melkiorre, Pino e Olimpia), dimostrarono come lui una vocazione artistica sin da giovani. Morti abbastanza presto entrambi i genitori, i fratelli Melis presero le proprie strade e quella di Federico lo condusse a Cagliari, dove si diplomò all'Istituto Tecnico e trovò impiego come contabile alle Saline di Stato.

Con un lavoro stabile e ben retribuito, Federico Melis poté dedicarsi all'arte: la sua passione fu la ceramica, che iniziò a plasmare da giovanissimo e che divenne la sua forma espressiva negli Anni Dieci. Nel 1917 partecipò alla Mostra d'Arte Sarda a Milano presentando delle piccole sculture in terracotta ispirate all'arte artigianale della Sardegna. Alla stessa mostra parteciparono anche i fratelli Melkiorre (con dei dipinti) e Pino (con delle mattonelle decorate, condividendo con Federico la passione per la ceramica).

A Cagliari Federico frequentò lo studio di Francesco Ciusa (Nuoro, 2 luglio 1883 – Cagliari, 26 febbraio 1949), che conobbe qualche anno prima a Macomer grazie ad un altro suo fratello, Antonio, che gli era amico. Ciusa accolse Federico nel suo studio come allievo e lo pose all'opera: in questo modo Federico poté imparare il mestiere plasmando e modellando, facendo modelli in scala. Rispetto alla produzione di Ciusa, ossia la terracotta rifinita a freddo, Federico si sentì spinto ad innovare la scena ceramica sarda e si impegnò nella ricerca per creare con sperimentazioni nuove ceramiche artistiche, avendo anche gli esempi di altre scuole ceramiche operanti in Italia all'epoca. Federico poté anche osservare i progressi fatti dal fratello Melkiorre, pittore e ceramista, ormai stabilizzatosi a Roma e inserito nel gruppo di Duilio Cambellotti (Roma, 14 maggio 1876 – 30 gennaio 1960). Così Federico maturò il proposito di andare oltre la semplice terracotta colorata a freddo e provò a cimentarsi nella ceramica decorata a fuoco.

Il 26 aprile 1919 sposò Elisa Casano.

A partire dal 1920 circa Federico elaborò terrecotte semplici ma molto belle, ben equilibrate e ispirate al regionalismo sardo, frutto della sua ricerca. Federico Melis cercò sempre di unire modellato e cromia, e nel panorama sardo l'unico posto con una certa vocazione tradizionale nella plasmatura della ceramica (stoviglie d'uso quotidiano) era il paese campidanese di Assemini, dove si trasferì, essendo originaria del paese anche la moglie. Nel paese aprì un laboratorio ceramico, di cui fu socio l'asseminese Ennio Dessy e tra gli assunti vi fu anche Vincenzo Farci (Assemini, Cagliari, 1905 – 1989), entrato come tornitore ma subito notato per le sue doti da Federico Melis e divenuto dopo breve tempo suo prezioso collaboratore.

Tra le principali mostre a cui Federico partecipò ci furono nel 1923 la I Biennale di Monza e la III Mostra nazionale dell’artigianato a Firenze. Nel 1925 espose alla Mostra d’Arte di Cagliari un'ampia serie di ceramiche decorate “a freddo” e “a caldo”, coronando così con una prima serie la sua ricerca per le decorazioni di ceramica a fuoco: dovette ripensare al metodo di infornatura nel forno tradizionale e risolse con l'invetriatura di terza cottura. Nel 1926 fu presente alla mostra degli Amatori e Cultori di Roma e nel 1931 partecipò alla I Quadriennale romana.

Nella seconda metà degli Anni Venti sciolse la società asseminese con Ennio Dessy e si trasferì a Cagliari dove aprì la Bottega d'Arte Ceramica, poi stabilitasi nella SCIC (Società Ceramica Industriale di Cagliari). In quella fase Melis poté contare su una piccola squadra di tornitori e decoratori, creando una produzione oramai apprezzatissima dalla critica e dal pubblico non solo sardo ma anche in Italia continentale. Nel 1930 la produzione toccò il suo apice con il pezzo intitolato “La sposa antica”, considerato il capolavoro e l'acme della sua produzione in terra sarda. In quel periodo frequentarono Melis e la sua Bottega artisti quali Carmelo Floris e Stanis Dessy.

Nel 1932 decise di lasciare la Sardegna per aprire un laboratorio a Roma, dove da anni risiedeva il fratello Melkiorre, ma l'impresa fallì e dopo alcuni mesi fece rientro. Poco tempo dopo si trasferì nelle Marche, chiamato a insegnare ceramica all’Istituto d’Arte di Urbino, diretto all'epoca dal pittore Mario Delitala. Alcuni anni dopo, trasferito l'Istituto a Pesaro, Melis si spostò nella città portuale sull'Adriatico ma con la Seconda Guerra Mondiale insieme alla moglie sfollò presso Urbania, chiamata fino al 1631 Castel Durante, dove, trovato un luogo confacente e d'ispirazione, nel 1945 aprì con i soci Carlo Aloisi e don Corrado Leonardi (sacerdote) la Ceramica d’Arte Durante. L’organico era composto da circa 20 persone, impiegate nella preparazione dell’argilla, ai torni, alla fornace. Ai giovani Urbaniesi venne riservata soprattutto l’attività della decorazione. Nel 1950 si costituì la Scuola Artigiana Arte Ceramica Metauro, la cui direzione venne affidata a Melis. Ottenne numerosi premi e riconoscimenti ufficiali, tra cui il diploma d’onore dell’Accademia Internazionale della Ceramica, in occasione della Mostra Internazionale dei Capolavori della Ceramica, tenutasi a Cannes nel 1955: nella città francese Melis espose insieme ad artisti quali Picasso e Chagall, cosa che fu sempre un suo vanto per il resto della vita.

Nella seconda metà del decennio espose a Cagliari e a Sassari. Nel 1957 partecipò a Roma alla Mostra Nazionale del Presepio d’Arte e fu premiato per il suo “Presepio Sardo”. Nel 1963, ormai in pensione dall'insegnamento, a Melis e alla moglie il museo di Urbania dedicò una sala: considerati ormai degli Urbinati d'adozione, la municipalità li onorò anche di una medaglia d'oro per i meriti culturali e per aver creato una realtà artigianale-artistica produttiva per il centro marchigiano. Federico Melis fu attivo come ceramista fino agli ultimi anni, passati non bene a causa di una malattia che comportò vari ricoveri ospedalieri: morì il 12 dicembre 1969 a Urbania, compianto nelle Marche quanto in Sardegna.

 

Bibliografia

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