“Il Convento di Santa Chiara a Sassari” è un dipinto dai colori forti, terrosi, che danno volume alle facciate, trasmettendo l'impressione della consunzione degli intonaci. I muri appaiono chiazzati da altre tonalità in contrasto per i toni chiari usati, tendenti alla gamma dei celesti e del bianco sporco, mentre il primo piano è dato lo sgombro spazio polveroso di battuto in opposizione a un cielo da mezza stagione, nuvoloso e con lacerti di celeste sereno; la figura umana è marginale: un crocicchio a sinistra e una figura solitaria seduta nell'angolo di destra, mentre un lenzuolo bianco è steso al sole ad asciugare, al centro; gli uomini divengono qui esili comprimari (addossati come sono alle pareti scalcinate) di uno scorcio urbano dove è la tersità e la solenne quiete della composizione a dettare il proprio ritmo del tempo e dello spazio.
Lo scorcio urbano del centro storico di Sassari qui raffigurato non esiste più oramai: si tratta di una porzione dell'antico Convento delle Suore Clarisse, fondato per lascito della nobildonna sassarese Caterina Flos nel 1505 e soppresso nel 1866 per divenire, dal 1871, sede della “Scuola Normale” femminile della città. L'ex-Convento e molte case poste a valle di esso furono demolite a partire dal 1939 per realizzare l'ampia Piazza Littorio, prevista dal Piano Regolatore “Petrucci” adottato dal Comune. Sulla Piazza Littorio avrebbe dovuto prospettare, nella porzione più a monte, la nuova Casa del Fascio: il grandioso progetto in stile razionalista non fu realizzato a causa delle sorti del Regime e dell'Italia nella Seconda Guerra Mondiale, ma l'azione del “piccone risanatore” governativo produsse un ampio sventramento nel cuore della città storica, tanto che i Sassaresi ribattezzarono da subito lo spazio amorfo e polveroso “Piazza Demolizioni” o “Piazza Sventramento”. L'ala raffigurata in questa veduta era il corpo di fabbrica posto più a valle dell'antico complesso delle Clarisse: lo spazio vuoto da cui lo scorcio è ripreso è il frutto delle prime demolizioni già operate, mentre le case basse e povere in primo piano erano quelle che un tempo prospettavano sul Vicolo Clarisse, una delle strette e tortuose strade spazzate via. A sovrastare invece l'edificio più alto, formante con gli altri due volumi sulla sinistra l'ala di maestrale del Convento, è il campanile a vela ove un tempo fu ospitata la campana della chiesa di Santa Chiara annessa al Convento (la chiesa fu rimaneggiata nel 1840 in stile Neoclassico dal frate architetto sassarese Antonio Cano). Questo campanile fu raffigurato assai raramente: ad oggi, oltre alla presente opera di Biasi, si conosce solamente il disegno del 1823 opera di Giuseppe Cominotti (Cuneo, 12 settembre 1792 – Torino, 18 febbraio 1833) raffigurante la città di Sassari vista da "maestrale", dagli orti allora di Predda Niedda, e una fotografia degli Anni Venti del XX secolo, che si riproduce qui, con ingrandimento del particolare dell'ala del convento.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | Ignoto |
Misure dell'opera | Cm. 58 x 42,5 |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Tavola di masonite |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida e mediamente corposa. Alcuni pigmenti appaiono particolarmente vividi |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | Biasi |
Tecnica di scrittura | A pennello |
Tipo di caratteri | Corsivo |
Localizzazione | Quadrante inferiore di sinistra |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |