Vigore nella pennellata, che si stende come serpeggiando, e colore che si spande velandosi creano sulla tela questa visione quasi onirica, volutamente sfocata di un gruppo di cavalieri dell'Ardia di Sedilo. Uomini e cavalli si uniscono nel tratto di pennello, che li traccia uniti come nuovi centauri attraversando la tela verticalmente, formando una nuova mitologia agreste e ancestrale, fondata sullo stretto rapporto di interazione tra cavaliere e cavalcatura, quel rapporto che caratterizza chi vive in prima persona la particolare celebrazione dell'Ardia: non una semplice prova di bravura, ma una testimonianza di fede devozionale, di totale affidamento all'evento della grande calata corale di cavalli spronati sul difficile pendio del santuario di San Costantino a Sedilo. Anfossi consacra questa importante festa della Sardegna più antica e autentica con una serie di opere poiché il soggetto permette a lui di estrinsecare con la sua arte la grande carica di energia che si sprigiona in questo rito annuale.
La fonte d'ispirazione:
Sedilo e l'Ardia
Il paese di Sedilo è strettamente legato alla festa religiosa che si celebra annualmente nei santuari campestri di San Costantino, festa incentrata su più giorni di celebrazioni e culminante nell'Ardia, ossia una corsa di cavalieri che così ricordano, compiendo dei giri di cavallo intorno alla chiesa e nel punto chiamato Sa Muredda nel sagrato, la Battaglia di Ponte Milvio combattuta da Costantino imperatore nel 312 sconfiggendo Massenzio, a Roma: prima della battaglia l'imperatore Costantino ebbe la visione della Croce di Cristo con il motto “IN HOC SIGNO VINCES” ossia “Sotto questo segno vincerai”, e avveratasi la visione, l'anno dopo Costantino fece del Cristianesimo, con l'Editto di Milano, “RELIGIO LICITA” dell'Impero romano, ponendo le basi perché diventasse, poco tempo dopo, l'unica religione dello Stato. Ora è bene specificare che l'imperatore Costantino è considerato santo in Sardegna, pur non essendo annoverato nell'elenco ufficiale dei santi della Chiesa Cattolica, per eredità dalla tarda antichità quando l'isola era dominata da Bisanzio: Costantino in Sardegna ha dedicati altari e chiese, il suo culto è radicato nelle popolazioni soprattutto dell'interno (in sardo il nome è corrotto in Antinu/Antine). Oltre che a Sedilo, le Ardie si celebrano, correndo a cavallo, anche nei paesi di Pozzomaggiore e Samugheo.
A Sedilo il rito è quello però più scenografico, essendo bellissima la cornice campestre del santuario, struttura tardo-gotica catalana con inserti già manieristici-rinascimentali adagiata sul crinale della collina: la corsa così è visibile dai poggi intorno e la sua difficoltà è assai forte per le caratteristiche del suolo in forte pendenza e per la velocità dei cavalli al galoppo.
Il parroco di Sedilo ha il compito di nominare il capo corsa (la prima pandela): procede nella scelta qualche mese prima di luglio prendendo il nominativo da un registro e seguendo un criterio cronologico di successione e turnazione. La festa, a luglio, si divide in due momenti.
Nel primo momento le celebrazioni si svolgono nella piazza centrale del paese di Sedilo, con la nomina ufficiale da parte del parroco dei tre cavalieri che porteranno le pandelas, ossia le bandiere di piccole dimensioni, quasi dei labari: quella gialla è la più importante, le restanti sono una rossa e una bianca. Portando questo simbolo, i tre uomini divengono simbolo della lotta e della vittoria del Cristianesimo sul Paganesimo. I tre cavalieri, insieme agli altri cavalieri (sas iscortas), hanno come missione quello di difendere le pandelas.
Nel secondo momento del rito, i cavalieri si dirigono verso Su Fortigheddu, il promontorio che sovrasta l’arco di ingresso al sagrato del santuario: ricevuta la benedizione del parroco, i cavalieri guidati dalla pandelas si lanciano al galoppo sfrenato e compiono diversi giri in numero dispari, in senso orario e antiorario, attorno al santuario di San Costantino. L'Ardia è così corsa e celebrata.
Sedilo oggi conta 2300 abitanti circa e vive di un'economia agro-pastorale. Possiede un bel territorio, ricco di monumenti preistorici (soprattutto dell'età nuragica), vi scorre un tratto del fiume Tirso e parte del comune è bagnato dal Lago Omodeo, grande bacino artificiale.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | Ignoto |
Misure dell'opera | cm. 120 x 80 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Acquisito con delibera n. 108 del 1974 Sul retro del dipinto è siglata l'autentica dell'artista |
Struttura di Sostegno | |
Materiale costitutivo | Abete |
Definizione della forma | Struttura rettangolare |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Tela industriale di cotone |
Presenza di un sistema di aggancio della tela al telaio | Presente |
Tipologia dell'ancoraggio | A chiodini |
Qualità del tensionamento | Buona |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Presenti |
Informazione sui materiali | Preparazione acrilica industriale e imprimitura a olio |
Descrizione del colore | Grigio di paine |
Spessore | Sottile |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida e corposa con medio rilievo |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | V. Anfossi |
Tecnica di scrittura | A pennello |
Tipo di caratteri | A stampatello |
Localizzazione | Quadrante inferiore di destra |
Originalità | Originale |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Variazione di tono causata dall'assorbimento dei pigmenti da parte dell'imprimitura |
Intensità | Media |
Colori interessati | Tutti |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |