Rassegna Opere d'Arte Digitale Nord Sardegna

Sassari panorama
Incisione a acquaforte su carta
Ante 1945

Sassari è raffigurata dall'allora zona orticola di Predda Niedda, nei pressi della strada per Alghero: Fernando Clemente si pose alle spalle del vecchio mulino Azzena Mossa, nella zona detta “San Lazzaro”. Nel panorama si riconoscono le chiese di Santa Maria di Betlem e di Santa Caterina, oltre che la mole della Cattedrale di San Nicola, mentre sull'estrema sinistra si vedono le ciminiere dello stabilimento Azzena Mossa. Clemente immortala una porzione del vecchio centro storico di Sassari così come appariva ancora alla fine degli Anni Cinquanta, prima che la convulsa crescita urbana della città di Sassari creasse vaste, nuove aree occupate da quartieri che andarono a prendere il posto delle antiche campagne coltivate. Il tratto di Clemente è piacevole, anche se “compendiario” in certi punti come nel rendere gli alberi alti sul lato destro della scena. In basso, in primissimo piano, in mezzo ai cespugli e agli arbusti si distinguono due cani che giocano fra loro e una figuretta, forse una bambina, poco più a sinistra.

La fonte d'ispirazione:

Un retablo di pietra: la facciata del Duomo i Sassari

Al centro della composizione di Clemente si nota la mole architettonica della facciata della cattedrale di Sassari. La Cattedrale sassarese, chiamata anche Duomo per la sua monumentalità dei volumi architettonici, in antico fu una chiesa a tre navate in stile romanico, riedificata in stile gotico aragonese tra 1480 e 1520 circa; quindi fu ampliata ancora tra la fine del Cinquecento e il primo decennio del Seicento (“Gallerie” con finestre a serliana sopra le cappelle, riforma delle cappelle e dei transetti, ampliamento in profondità di questi ultimi, costruzione della prima aula dei Canonici e seconda sacrestia); infine a seguito di un cedimento strutturale nella seconda metà del Seicento si provvide a un grande lavoro: a partire dal 1680 si demolì la prima delle quattro campate di cui si componeva l’unica larga navata centrale e si eresse (su progetto dell'architetto Baldassarre Romero, chiamato da Milano) una nuova facciata che fosse però e soprattutto un vero e proprio “contrafforte” che controbilanciasse il pericoloso movimento della chiesa verso valle. Così nacque l'attuale facciata, che ha la peculiarità di essere “tridimensionale”, ossia un corpo architettonico a sé stante, tant'è che oltre alla facciata principale si ammirano le due facciate minori laterali. La decorazione della parte superiore (secondo ordine e ventole mistilinee) è una trionfante profusione di elementi architettonici (lesene, bugnati), fitomorfi (cornucopie, racemi, girali) e figure plastiche (statue, busti, altorilievi e bassorilievi) che furono probabilmente opera del decoratore/scultore d'origine milanese Giovanni Battista Corbellini: il risultato è una composizione che vale come un gigantesco “retablo” barocco di pietra, dove trovano collocazione gerarchica, dall'alto verso il basso, l'Eterno Padre Benedicente (busto), San Nicola benedicente (statua), la Madonna del Popolo e ai lati i Santi Antioco e Gabino co-patroni della Diocesi (terna di medaglioni), i tre Martiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario (terna di statue), infine nello zoccolo sovrastante il portico quattro “miracoli” di San Nicola: resurrezione dei tre infanti, salvataggio del coppiere Adeodato (bassorilievi sotto le lesene), poi i tre centurioni romani graziati e le tre fanciulle a cui Nicola donò la dote (i busti delle due loggette laterali). Il portico ha caratteri quasi classicisti e con la terna di fornici sul fronte principale richiama gli archi trionfali latini. Nello stemma dell'Arcidiocesi si legge “FIAT PAX ANNO DOMINI [abbreviato] 1714”, augurio per la cessazione della Guerra di Successione spagnola allora in corso. Peculiarità poi di questa facciata è che, osservandola, ci si rende conto che l'unica apertura è il portale maggiore all'interno del portico (voltato da tardissime crociere stellari goticheggianti), il resto è un’enorme massa di pietra lavorata e piena: sono in realtà rarissime facciate così, prive di qualsiasi apertura per illuminare l'interno, ma qui la giustificazione sta nel fatto che essa è soprattutto il sostegno della restante struttura e dunque fu espressamente progettata come volume di pietra piena capace di fare da puntello alla cattedrale che minacciava crollo.


 

Dati di Riferimento
Anno di esecuzioneAnte 1945
Misure dell'operacm. 49 x 36
Segnalazione di particolarità e/o allegati

L'opera è stata acquisita con delibera n. 10 del 24/01/1945

Il Supporto
Presenza di un supporto originalePresente
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivoCarta per stampa
Presenza di modificazioni causate dall'azione di organismiPresenti
Descrizione dell'aspetto di queste modificazioniMacchia piatta grigia con bordo rossiccio
Strati Preparatori
Presenza di strati preparatoriAssenti
Pellicola Pittorica
Aspetto della pennellata e/o del "ductus"Acquaforte
Presenza di mutamenti del colorePresenti
TipologiaVariazione di tono causata dall'esposizione alla luce diretta del sole
IntensitàForte
Vernice
Presenza della vernice e/o finitura originaleAssente