Rassegna Opere d'Arte Digitale Nord Sardegna

Testa di donna di Oliena - Donna di Barbagia
Terracotta da stampo dipinta e invetriata
1927/30

Bellissimo esempio della produzione della Bottega d'Arte Ceramica che Melis fondò ad Assemini e che poi trasferì a Cagliari negli Anni Venti, la Testa di donna di Oliena è un oggetto artistico curato, dal design perfettamente in linea con l'allora Art Decò ma imperniato assolutamente sul regionalismo sardo: è mirabile come Melis sia riuscito a fondere l'internazionale stilema Decò con il vestiario tradizionale, creando una scultura bella, composta perfettamente. Dalla squadratura della base nasce il tutto tondo del capo ma è lo scialle, con le sue frange annodate sul lato frontale e i suoi decori floreali ai lati e sul retro a “fondere” letteralmente le due parti raccordandole strutturalmente e nel contempo evidenziandole entrambe (le frange frontali divengono quasi un motivo architettonico): quest'opera è suggestiva, venata di un sottofondo di esotismo e mistero, bella ed enigmatica quanto una sfinge classica.


 

La fonte d'ispirazione:

Oliena, tra Nepente e Gesuiti...

Il villaggio di Oliena è stato, tra fine Ottocento e primo Novecento, crocevia di letterati e artisti. Lo visitarono e vi soggiornarono Grazia Deledda (Nuoro, 27 settembre 1871 – Roma, 15 agosto 1936), che dedicò al paese e al suo aspetto candido per le pareti scialbate a caccia delle bellissime pagine, e Gabriele D'Annunzio (Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, Brescia, 1° marzo 1938), che vi passò in viaggio con Edoardo Scarfoglio (Paganica, L'Aquila, 26 settembre 1860 – Napoli, 6 ottobre 1917) e Cesare Pascarella (Roma, 28 aprile 1858 – 8 maggio 1940), lodando tempo dopo la forza arcaica, epica del vino prodottovi, un tipo di cannonau denominato Nepente, oggi celebre in tutto il mondo.

Oliena fu un importante centro abitato sin dal Medioevo: la sua origine probabilmente risale all'epoca romana ma è dopo l'anno Mille che iniziarono ad esservi documenti attestanti la sua importanza come centro agricolo e economico per l'intera regione. Questa importanza rimase inalterata anche durante l'epoca spagnola, tanto è dapprima, nel 1525, vi si stanziarono i Frati dell'Ordine Francescano, poi l'Ordine dei Gesuiti, nel 1665. I Gesuiti costruirono la chiesa di Sant'Ignazio di Loyola (grande e di forme barocche), che caratterizzò il panorama del villaggio con la sua mole, la cupola e con l'edificio a fianco della Casa Professa, dalle solidissime mura. I Gesuiti svolsero un'ottima funzione di scolarizzazione e di rinnovamento dell'agricoltura, aggiornando gli olianesi sulle tecniche per avere migliori rese. Nel centro storico di Oliena vi è un alto numero di chiese, ben 11, carattere che demarca l'antica devozionalità della popolazione e anche la presenza costante di mezzi, da parte delle famiglie attraverso decime e offerte, per permettere il mantenimento di così tanti edifici di culto.

Il paese è uno dei rarissimi centri dell'interno sardo ad aver accresciuto costantemente la popolazione dall'epoca dell'Unità d'Italia ad oggi. Ciò è dovuto dapprima alla sua importanza per la produzione agricola (soprattutto vitivinicola) e per l'allevamento ovino-bovino, poi alla nascita di Nuoro come capoluogo provinciale dal 1927. La vicinanza di Nuoro ha fatto da traino per l'economia locale e per la presenza di maggiori servizi ad esigua distanza.

Oliena oggi appare come un curato paese fiero della propria storia e delle proprie produzioni: è posto nell'incantevole cornice naturale del Monte Corrasi, massiccio calcareo dall'inconfondibile profilo che lo domina (la vetta tocca i 1463 metri), e vicina è la fonte di Gologone, stupenda cavità nella roccia da cui sgorga un'enorme quantità d'acqua, in mezzo a un bellissimo bosco, formando il fiume Cedrino, che sfocia sulla costa orientale. Il costume femminile si segnala innanzitutto per lo scialle nero (Su Muncadore) con ricami colorati e a filo d'oro, portato sul capo e dalle lunghe frange: ha ispirato molti artisti, tra cui Federico Melis. L'abito tradizionale delle olianesi, dall'aspetto severo se raffrontato ad altri abiti di paesi barbaricini, si compone poi di Su Gippone, ossia il corpetto di panno rosso; vi sono poi Sa Hammisa (la camicia), ricamata con delicati pizzi, e Sa Tunica, la gonna d'orbace.

Dati di Riferimento
Anno di esecuzione1927/30
Misure dell'operacm. 43,5 x 23 x 19
Segnalazione di particolarità e/o allegati

Nell’inventario del 2007 e precedenti l’opera è attribuita a Melkiorre Melis

Struttura di Sostegno
Materiale costitutivoAbete
Definizione della formaStruttura a parallelepipedo con funzione di stilobate
Segnalazione di particolarità e/o allegatiNella base di appoggio per l'opera sono stati applicati cunei di legno che bloccano lo slittamento
Il Supporto
Presenza di un supporto originalePresente
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivoTerracotta
Tendenza al cedimento, agli urti e alle sollecitazioni continueElevata
Strati Preparatori
Presenza di strati preparatoriAssenti
Pellicola Pittorica
Aspetto della pennellata e/o del "ductus"Fluida
Presenza di iscrizioniPresenti
TrascrizioneBottega d'arte ceramica di Cagliari
Tecnica di scritturaA pennello, invetriata
LocalizzazioneNel bordo posteriore del fondo
OriginalitàOriginale
Vernice
Presenza della vernice e/o finitura originalePresente
Informazioni sui materialiSmaltatura invetriata