Antonio Attilio Nigra seppe creare un bell'esempio di realismo sardo senza cadere nell'etnografismo folkloristico vuoto. L'elemento localistico si ferma al solo contenitore di vimini, largo e basso detto mojo o “corbula”, in sardo, mentre a colpire è la semplice raffinatezza della composizione, strutturata su la forma triangolare creata dal vuoto tra le braccia del bambino e la forma circolare della “corbula”. Notevole la naturalezza dell'insieme, probabilmente un figura vista realmente da Nigra presso il Mercato civico di Sassari: la cura nel riprodurre l'intreccio della “corbula” colpisce e ben si unisce alla resa plastica, veloce ed essenziale nella plasmatura del bambino in maniche di camicia e intento a sorreggere il contenitore. Il pezzo, definito “bozzetto”, fu esposto da Nigra alla I Biennale d’Arte Sarda tenutasi a Sassari, nel palazzo dell’Università, nel dicembre 1929.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 1° quarto |
Misure dell'opera | cm. 17 x 20 x 28,5 |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Bronzo |
Presenza di un sistema di aggancio della tela al telaio | Presente il sistema di ancoraggio al basamento |
Tipologia dell'ancoraggio | N. 2 viti con dado quadrato |
Qualità del tensionamento | L'opera è perfettamente adesa al basamento |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Assente. L'opera presenta patinatura e tracce di ossido |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Presenza di ceratura |