L'opera rientra nella fase nuova della pittura di Figari iniziata col sorgere degli Anni Trenta: l'artista si disarma della pittura enfatica e celebrativa della “Civiltà” della Sardegna e punta su un tono ben differente, un tono documentaristico, indagante la realtà sarda con uno sguardo verista, che si materializza in una particolare sintesi di visioni, quella grafica e quella naturalista-realista. La nuova fase di Figari diede il via a una serie di ritratti aventi per soggetto, assai spesso, giovani e meno giovani donne del paese di Atzara, vestite del caratteristico costume locale. In Atzara Filippo Figari trascorse sin dal 1923 le proprie ferie annuali, utilizzando il periodo di riposo come un momento di studio della propria terra, portandosi in un luogo che molto rappresentò, un ventennio prima circa, per la nascente Arte Sarda Novecentista: nel paese infatti nel primo decennio del XX secolo risedettero per diverso tempo due pittori Spagnoli, Eduardo Chicharro Agüera (Madrid, 18 giugno 1873 – 1949) nel 1901 e Antonio Ortiz Echagüe (Guadalajara, 15 ottobre 1883 – Buenos Aires, 8 gennaio 1942) tra il 1906 e il 1909, entrambi Costumbristi, ossia artisti che traevano ispirazione dai costumi e dagli usi popolari e che trovarono nella Sardegna dell'interno, assai conservatrice (specialmente nel paese di Atzara), un'ottima “oasi” fossilizzatasi nel tempo dove trovare abbondanza d'ispirazione. I due spagnoli lasciarono alcune opere nel paese che senza dubbio Figari ammirò e studiò anni dopo. Il dipinto ha una bellissima cromia, che diviene quasi “soffice” nella resa del ricco corpetto dalle maniche abbondanti, mentre la biacca scolpisce l'elaborata architettura del grande fazzoletto che copre la testa della giovane. La fisionomia del viso è linda, dai tratti resi con cura: lo sguardo profondo e insistente si amplifica nel chiaro verde delle iridi.
La fonte d'ispirazione:
Atzara e il suo costume tradizionale femminile
Atzara è posto nella regione storica del Mandrolisai: è posto ad un'altitudine di circa 600 metri sopra il livello del mare e siede su una poco pronunciata “sella” collinare circondata da altri rilievi simili. Tutt'intorno al paese vi sono boschi di querce ed altre essenze tipiche della vegetazione sarda dell'interno. Il paese sorse probabilmente in età altomedievale: la tradizione locale individua il primo nucleo storico presso la fonde di Binja 'e Josso, ossia tradotto “Vigna di sotto”. Il centro storico atzarese sin dall'età spagnola (secoli XVI-XVII) fu suddiviso in rioni o vicinati: Su Fruscu, Lodine, Montiga e josso, Montiga e Susu, Sa Cora Manna, Su Cuccuru de Santu Giorgi e Tzùri. Ancora oggi il paese conserva un'originale atmosfera e degli scorci pittoreschi, con delle case antiche restaurate e i resti dell'antica Casa feudale, in passato rimaneggiata, di cui oggi restano alcune parti (divenute case private) e la particolare vera architettonica del pozzo che un tempo fu nella corte dell'antica residenza nobiliare. Imponente è la chiesa parrocchiale, intitolata a Sant'Antioco Martire, dal severo aspetto gotico-catalano, con una massiccia torre campanaria e la mirabile ruota in pietra del rosone che campeggia al centro della facciata. Atzara oggi conta poco più di 1300 abitanti, quanti ne aveva nei primi decenni del Novecento, quando ospitò dapprima i pittori Costumbristi e poi Figari e altri artisti sardi in cerca di ispirazione. Paese celebre per il vino (l'antica fonte sopra ricordata prende il nome da una vigna, a dimostrazione), nel panorama sardo vanta anche la particolarità dell'elaborato costume tradizionale. Uomini e donne portarono addosso in passato piccoli capolavori di ricamo policromo: per gli uomini la decorazione era concentrata nel corpetto (detti Su Cosso) in velluto blu sopra la cui parte frontale erano inseriti i decori, mentre per le donne l'intero abito era coma una sorta di “architettura” etnografica, composta di varie parti. Il costume femminile si compone innanzitutto di Sa Tiaggiòla, la “banda” bianca di lino inamidato posto sul capo secondo due forme o fogge, dette a bettadura o a correddu, seguono S’iscoffia, la cuffia di cotone rosso, Su mucadore ossia il fazzoletto in filo, in lana oppure in seta con le frange, Su borciale, velo nero posto attorno a Sa Tiaggiòla per coprire testa e collo; seguono poi Sa Camisa, la camicia di tela bianca lunga e ricamata nei polsi, Su Pettus ossia la banda di lino da mettere sulla camicia e fittamente ricamata, Is Palettas ossia il corpetto di broccato, Su Cippone ossia il giacchetto di color rosso scarlatto e ricamato con vari colori (giallo, blu, verde) in seta; infine ecco Su Saigione, la gonna di orbace plissettato di colore marrone scuro e orlata di balza azzurra in raso di seta, poi Sa Chinta ossia il grembiule in orbace marrone e orlato di balza verde raso di seta, e S’Antalene, il grembiule in seta nera indossato dalle donne sposate solo se ricevuto in dono dal marito all'epoca del fidanzamento.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 1930 |
Misure dell'opera | cm. 47 x 60 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Nei precedenti inventari camerali l'opera è titolata: "Studio di testa" Sul retro è applicata una targhetta a ghirlanda del "Consiglio delle Corporazioni" e dicitura 151 58 AV |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Tavola di multistrato di pioppo |
Presenza di particolarità | Presenza di polveri grasse e depositi organici |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Presenti |
Informazione sui materiali | Imprimitura a olio |
Descrizione del colore | Rosa |
Spessore | Sottile |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida e corposa con rilievo sottile |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | "F. Figari 30" |
Tecnica di scrittura | A pennello |
Tipo di caratteri | Corsivo |
Localizzazione | Quadrante inferiore di destra |
Originalità | Originale |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Variazioni di tono |
Intensità | Leggera |
Colori interessati | Tutti |
Presenza di difetti di coesione fra i componenti | Presenti leggeri difetti di coesione da invecchiamento |
Segnalazioni di particolarità e/o allegati | Nel dipinto traspaiono i tratti di una sinopia attribuibile a un precedente impianto decorativo, come confermato dalla differente pigmentazione del bordo superiore |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Presente |
Informazioni sui materiali | Oleoresina |
Presenza di mutamenti dell'aspetto | Presenti |
Tipologia | Ingiallimento |
Intensità del fenomeno | Leggero |
Distribuzione sulla superficie | Tutta la superficie pittorica |