L'opera data ai primi Anni Cinquanta e dimostra come la pittura di Pietro Mele fosse caratterizzata da una brillantezza dei colori, stesi senza timore di creare contrasti, e riuscendo infatti a creare armonie policromatiche da cui risalta il disegno: la visione dell'interno della Grotta del Bue Marino, presso Cala Gonone, è un caleidoscopio. Salvatore Naitza indicò specificatamente come la tavolozza di Mele si fosse schiarita a partire dal soggiorno monzese nel 1940 e quest'opera ne è una dimostrazione. I tratti di pennello sono abbastanza spessi e con la loro angolazione creano il disegno della cavità carsica, dando l'impressione del movimento delle pareti rocciose che si ammantano di cangiantismi irrealistici, antinaturalistici.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 1940/50 |
Misure dell'opera | cm. 70 x 50 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Opera acquisita con delibera n.519 del 16/11/1954 |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Tavola di masonite |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Presenti |
Informazione sui materiali | Imprimitura a olio e bianco di zinco |
Descrizione del colore | Bianco |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |