Nacque a Bono da genitori olzaesi: Giuseppe e Grazia Nonnis Tola. Rimase orfano del padre poco tempo dopo esser nato. Negli ultimi anni dell'Ottocento la madre decise di mandare il piccolo dal suo zio Carlo Nonnis, sacerdote e parroco allora di Ollolai, villaggio montano posto nel centro della Sardegna. La madre trovò lavoro a Nuoro nel 1899 e là Carmelo frequentò le scuole elementari, dove fu instradato precocemente al disegno avendo notato il maestro la sua predisposizione innata all'arte.
Nella casa dello zio a Ollolai fece ritorno adolescente, vi crebbe e iniziò a eseguire le prime composizioni coi rudimenti appresi osservando la natura che gli stava intorno. Fu infatti la Sardegna dell'interno, conservatrice nei costumi patriarcali, dalla bellezza rude, a plasmare Carmelo Floris nel suo periodo maieutico d'artista, ma la visione che Floris elaborò non fu quella etnografica, fu quella realistica: per lui ciò che lo circondava era “semplicemente quotidiano” e questa quotidianità fu poi il fulcro della sua pluridecennale attività, quando immortalò i paesaggi barbaricini con forte lirismo o ritrasse amici, soggetti e modelle negli abiti tradizionali ma focalizzandosi sul contenuto psicologico della personalità.
Trasferitosi a Olzai dal 1908 con la madre, ospiti entrambi dell'altro parente sacerdote, don Agostino Satta, che li accolse nella sua casa, Carmelo continuò a frequentare la casa dello zio don Nonnis a Ollolai. Sempre nel 1908 ebbe l'occasione di conoscere Giuseppe Biasi, giunto nel villaggio di Ollolai per le sue visite di studio e di scoperta dell'animo più profondo e arcaico della Sardegna. Biasi, ospite di don Nonnis, notò l'allora giovane Carmelo (appena diciannovenne) e comprese il suo talento bisognevole di esser instradato con i giusti insegnamenti: lo consigliò di recarsi a Roma per iscriversi all'Accademia di Belle Arti. Carmelo Floris ripensò a lungo al consiglio e partì per Roma nel 1909, interrompendo gli studi classici e iniziando così la sua formazione artistica: nella Capitale condivise l'alloggio con un altro giovane artista, Melkiorre Melis, che fu suo collega nei corsi accademici.
Entrato in contatto con la cerchia di intellettuali sardi residenti e operanti a Roma, Floris scoprì anche l'allora neonato movimento della Secessione romana, che si presentò nella scena artistica nazionale con l'esposizione del 1913, anteponendosi al tradizionalismo accademico di marca ottocentesca. Influenzato dalla nuova pittura secessionista, Floris ebbe nello stesso periodo (1914) occasione, tramite Attilio Deffenu (Nuoro, 28 dicembre 1890 – Fossalta di Piave, Venezia, 16 giugno 1918), di collaborare alla rivista Sardegna, entrando così a contatto con il mondo della grafica. Le prime opere realizzate da Floris in questi Anni Dieci guardarono molto all'opera di Biasi, suo modello.
Dopo i quattro anni della Guerra, dove combatté tra le fila della Brigata Sassari, Floris rientrò in Sardegna e si dedicò con l'amico artista Mario Delitala a una serie di viaggi per conoscere approfonditamente quell'isola varia e ricca di spunti e forza vitale, che aveva presentito conoscendo in trincea i tanti sardi suoi commilitoni. Ebbe allora modo di stringere amicizia con il poeta desulese Antioco Giuseppe Casula (Desulo, 1878 – 3 marzo 1957), noto con lo pseudonimo di “Montanaru”.
Gli Anni Venti furono per Carmelo Floris il momento dell'ascesa e dell'affermarsi sulla scena artistica regionale: pittoricamente diede vita a numerosi ritratti notevoli per la brillantezza dei colori, l'equilibrio studiato della composizione e l'espressività diretta, profonda, infusa sulle tele con la robustezza dei tratti di pennello. Esercitò anche la grafica (divenne assai bravo e apprezzato nella xilografia, nell'acquaforte e nella puntasecca), collaborando con riviste e pubblicazioni periodiche (Rivista Sarda, Il Nuraghe etc.). Si susseguirono anche le esposizioni e le mostre a cui partecipò: la Mostra d'Arte Sarda a Cagliari, la I Biennale Nazionale d'Arte e l'Esposizione di Belle Arti a Roma, la Quadriennale torinese... Dal 1925 al 1927 fu chiamato da Francesco Ciusa (Nuoro, 2 luglio 1883 – Cagliari, 26 febbraio 1949) per insegnare nella sua Scuola d'Arte Applicata operante a Oristano.
Dal 1928 si impegnò in Sardegna anche dal punto di vista della tutela della “categoria” degli artisti sardi sottoscrivendo lo statuto che costituiva la Famiglia Artistica Sarda e subito dopo aderì al sindacato Fascista di Belle Arti della Sardegna, ricoprendovi la carica di segretario provinciale per il nuorese e iniziando a partecipare alle esposizioni che l'ente promosse a partire dal 1930 per il decennio seguente.
Stilisticamente, Floris rimase lo stesso per oltre trent'anni, fino agli Anni Cinquanta: non è un rimprovero, data la matura bellezza della sua produzione, quanto una constatazione sul suo modo di operare, impostato su una ricerca personale assai intimistica, misurata e calibrata al suo carattere (era appartato, riflessivo). Carmelo Floris, sebbene avesse aderito al Sindacato imposto dal Regime, dimostrò di non esser affatto “condiscendente” al sistema politico Fascista: fu arrestato nel 1938, appena rientrato in Italia dopo tre mesi passati a Parigi dove stette in compagnia dell'amico ed esule Emilio Lussu (Armungia, Cagliari, 4 dicembre 1890 – Roma, 5 marzo 1975). Nel suo bagaglio trovarono materiale del movimento antifascista Giustizia e Libertà, che gli valse il confino alle isole Tremiti fino al 1942, quando beneficiò dell'amnistia per il ventennale della Marcia su Roma.
Rientrò nella sua Olzai e riprese la produzione di dipinti e grafica, partecipando a varie mostre e concorsi regionali e nazionali. Sposatosi nel 1952, a 61 anni, con Maria Porcu di Gavoi, durante il decennio Carmelo Floris diede vita ad una proficua serie di nature morte e affrontò con Giovanni Ciusa Romagna nel 1953 la commissione per la Via Crucis della Cattedrale di Nuoro, realizzando 7 delle 14 “stazioni”. Dopo varie mostre personali dedicategli in diverse città italiane e la partecipazione alla mostra internazionale itinerante dell'incisione tenutasi nel 1956 tra alcune città d'Olanda e Germania, Floris si ammalò nella primavera del 1960 e si spense nella sua Olzai il 22 agosto.
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