Nato a Bosa il 1° aprile 1889, Melkiorre fu il quarto degli otto figli di Salvatore, commerciante di tessuti, e di Giuseppina Masia: suo fratello maggiore fu Federico (terzogenito) e suoi fratelli minori furono Pino e Olimpia. Tutti e quattro svolsero nella loro vita mestieri legati all'arte. Melkiorre divenne pittore e ceramista. Non è comprovato da documenti ma la primissima formazione artistica di Melkiorre Melis avvenne probabilmente nella sua Bosa: dovette apprendere i rudimenti dell'arte pittorica da Emilio Scherer (Parma, 1845 – Bosa, Oristano, 1924), pittore d'impostazione accademica ottocentesca e allievo di Domenico Morelli (Napoli, 4 agosto 1826 – 13 agosto 1901). Scherer fu assai attivo decorando chiese e palazzi bosani e di altri centri della Sardegna centro-occidentale: Melkiorre Melis forse partecipò a qualche decorazione d'interni nella sua città natale. Bravura nella pittura e passione permisero al giovane Melis appena ventenne, nel 1909, di ottenere una borsa di studio del Comune di Bosa per andare a Roma a perfezionarsi nel mestiere con gli insegnamenti accademici. Melis si iscrisse alla Scuola libera del nudo dell’Accademia romana, frequentò una scuola serale di disegno ma soprattutto fu introdotto nello studio di Duilio Cambellotti (Roma, 14 maggio 1876 – 30 gennaio 1960), che divenne suo vero maestro. A Roma ebbe modo di conoscere Carmelo Floris, appena giuntovi per intraprendere gli studi artistici. Melkiorre Melis decise di restare nella Città Eterna e trovò impiego come disegnatore presso lo stabilimento di arti grafiche Fratelli Palombi, dedicandosi così come altri artisti sardi d'allora (Giuseppe Biasi in primis) alla grafica, che fu nel primo decennio del Novecento palestra ottima per tantissimi artisti del Novecento italiano. Da quel momento la carriera di Melis fu in ascesa: divenne disegnatore di oggetti, allestitore di mostre, ceramista, ma soprattutto pittore. Tra i suoi primi lavori è da ricordare l'illustrazione del volume di poesie Primavera sacra del sassarese Mariano De Fraja, che decorò con tavole richiamanti gli insegnamenti di Cambellotti. Durante un rientro nella sua Bosa Melis eseguì la decorazione dei soffitti di Casa Naitana (1913-16), attenendosi al Liberty; come illustratore eseguì le tavole per il Giornale d’Italia, firmandosi “Silem” (Melis scritto al contrario); nel 1916 partecipò alla I Esposizione Artistica Sarda organizzata a Sassari e di cui Melis realizzò il manifesto e vi espose il dipinto “L’ucciso”, immagine di forte tragicità tratta dalla poesia di Sebastiano Satta e che nell'Italia allora toccata da infiniti lutti per la Prima Guerra Mondiale in corso toccò il sentimento nazionale, avendo grande eco di successo, tanto che fu esposta a Milano alla Galleria Cova nel 1917 e a guerra finita, nel 1921, a Roma alla I Biennale d'Arte. Nel 1919 Melkiorre Melis divenne direttore artistico della giovane Rivista sarda, edita a Roma e diretta da Pantaleo Ledda e Giovanni Russino. Il gusto rinnovatore dimostrato nell'incarico permise l'ottenimento di altre collaborazioni editoriali di largo pubblico, come quella con il periodico femminile La Donna e con Il Giornalino della domenica diretto da “Vamba” (pseudonimo di Luigi Bertelli [Firenze, 19 marzo 1858 – 27 novembre 1920]), testata in cui lavorarono il suo fratello minore Pino e artisti quali Giuseppe Biasi e Primo Sinopico (pseudonimo del suo coetaneo Raoul Chareun [Cagliari, 1889 – Milano, 1949]). A partire dagli Anni Venti Melkiorre Melis si dedicò a commissioni importanti nel campo della progettazione e decorazione di interni e all'allestimento di mostre e percorsi espositivi: nel 1921 decorò la sala da ballo della Casa d’Arte romana Bragaglia con un lungo fregio festoso e colorato raffigurante un “ballo tondo” sardo; nel 1923 allestì la sezione sarda alla I Biennale delle Arti Decorative di Monza, curata dall’architetto Giulio Ulisse Arata (Piacenza, 21 agosto 1881 – 15 settembre 1962) e da Gavino Clemente (Sassari, 1861 – prima metà del XX secolo) e dove espose le proprie ceramiche il fratello Federico; nel 1925 partecipò alla II Biennale monzese; nello stesso anno organizzò la sezione sarda alla Mostra degli Amatori e Cultori di Roma; nel 1927, di nuovo a Monza, Melis presentò la sua nuova produzione di ceramiche dipinte e invetriate a tema sardo, di pieno gusto Decò e a Roma curò l'allestimento della sala delle tre Province sarde (Cagliari, Sassari e l'allora appena creata Nuoro) alla Mostra del Grano. Importanti commissioni a fine decennio furono per Melis la sala chiamata Nido delle sirene, creata per la II Mostra di Arte Marinara tenutasi a Roma nel 1928 e un allestimento presso il II Salone Internazionale dell’Automobile, sponsorizzato dalla FIAT, nel 1929. L'impegno come ceramista portò Melis ad aprire sempre nel 1929 la Bottega di Arte Applicata Studio Artistico Melkiorre Melis, che ebbe il marchio “CAMM - ROMA”. Con i primi Anni Trenta Melis partecipò come pittore a diverse mostre nazionali (nel 1930 alla XII Biennale di Venezia e nel 1931 alla I Quadriennale di Roma e proseguì la sua ricerca nel plasmare ceramica, raggiungendo quasi in contemporanea col fratello Federico che operava a Cagliari il successo nella cottura degli smalti a terzo fuoco. Grazie al curriculum artistico d'allestitore, nel 1934 il Governatore della Libia Italo Balbo (Quartesana, Ferrara, 6 giugno 1896 – Tobruk, 28 giugno 1940) incaricò Melkiorre Melis di far sorgere a Tripoli una scuola e manifattura di ceramiche. Trasferitosi in Libia, Melis si impegnò tantissimo nell'impresa, contando che si doveva di fatto partire da zero, e diede vita alla Scuola Artigiana di Ceramica Libica. Nel volgere di pochi anni la realtà tripolitana diretta da Melis si affermò e le ceramiche prodotte furono presentate nel 1940 con successo alla I Triennale d’Oltremare a Napoli. La morte di Italo Balbo e la perdita della Libia, eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale, costrinsero Melkiorre Melis a rientrare a Roma nel 1942, dove ottenne uno studio a villa Strohl-Fern. Peggiorando le sorti della guerra, tornò a Bosa e là rimase fino al Dopoguerra, scontando la vicinanza dimostrata negli anni precedenti al Regime Fascista. Con gli Anni Cinquanta si riaffacciò nella vita artistica sarda e italiana, riprendendo a dipingere a olio e a modellare la ceramica, traendo ispirazione dalla preistoria nuragica che rivisitò utilizzando caleidoscopi di colori. Fu nominato nel 1951 insegnante di ceramica presso la Scuola d’arte di Via Conte Verde a Roma, incarico che mantenne fino al 1965. In quello stesso anno, il 1965, dovette lasciare l'ambiente di villa Strohl-Fern e trasferì il suo studio nella Casina di Raffaello in piazza di Siena, dove si dedicò negli anni del pensionamento alla pittura, sempre di soggetto sardo, che espose in alcune mostre personali che allestì saltuariamente. Melkiorre Melis morì molto anziano, all'età di 93 anni, il 14 dicembre 1982 nella sua casa di Roma.
A Bosa, all'interno del Museo Civico “Casa Deriu” posto nel centrale Corso Vittorio Emanuele II al civico 59, a Melis è dedicata una sezione espositiva dove si possono ammirare varie sue opere.
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