Sechi dipinge una scena della Sassari degli Anni Cinquanta, una porzione del centro storico oggi assai cambiata: il luogo è la “Piazza Sventramento” o “Piazza Demolizioni”, oggi chiamata Piazza Monsignor Arcangelo Mazzotti, ancora chiamata con i primi due nomi dai sassaresi più anziani perché fu creata sventando nel 1940 un quartiere (quello chiamato “Bordello Vecchio”) e il convento cinquecentesco di Santa Chiara. Nello spazio di vuoto urbano, polveroso e con macerie non ancora eliminate (a destra in alto nell'opera occhieggia il campanile del Duomo di San Nicola), nei primi Anni Cinquanta trovarono posto estemporaneamente quei piccoli circhi girovaghi tipici dell'Italia del Dopoguerra (gli stessi eternati da Fellini nel film La Strada del 1954). In quest’opera l’artista ricorda, annotandolo sul retro, che il nome del piccolo circo effigiato era “Circo Piero”. Sechi, attento osservatore della sua città (che guardò sempre con occhio intimistico, con un pittoricismo lirico), ricorda quei tendoni tirati su alla bene e meglio e traspose quell'immagine, con il pubblico di giovanissimi e non, accalcato intorno, desideroso di dimenticare per qualche momento le preoccupazioni e i pensieri quotidiani.
La fonte d'ispirazione:
Via al Duomo, un tempo...
Dove oggi si apre uno slargo e si leva un palazzo d'edilizia popolare degli anni Sessanta del Novecento, fino alle demolizioni fatte poco prima della Seconda Guerra Mondiale si levava il cinquecentesco complesso conventuale delle monache clarisse. Convento e chiesa di Santa Chiara prospettavano sulla parte mediana della strada, che principia dal Corso e sbocca sul sagrato del Duomo, la cui facciata barocca fa alla via anche da quinta architettonica. Il nome della via oggi è Via Duomo, ma in un passato non molto lontano era in uso il nome “Via al Duomo”, indicante la destinazione a cui essa porta, la cattedrale. In passato il tratto mediano della strada era detto “Santa Chiara”, ovviamente per la presenza della chiesa e annesso convento, edificati nel 1505 e demoliti nel 1940 circa per fare spazio alla Casa del Fascio e alla Piazza Littorio, secondo le linee del Piano Regolatore comunale, strutture che non furono mai edificate per il crollo del Regime, lasciando dunque l'area dell'antico complesso religioso come uno sterrato polveroso per molti anni, dove (come testimonia Antonio Leonardo Sechi con la sua incisione) trovarono saltuariamente posto per accamparsi i piccoli circhi itineranti che caratterizzarono l'Italia del Dopoguerra e degli Anni Cinquanta.
Via al Duomo diede i natali a Domenico Alberto Azuni, sassarese e giurista di fama internazionale. Azuni nacque il 3 agosto 1749 nella casa posta all'angolo di Via al Duomo (un tempo “Via Santa Chiara”) con Via Gioacchino Mundula (un tempo “Salita Gesù e Maria”, una delle poche vie gradonate del centro storico di Sassari), dove ancora oggi in facciata è apposta la targa in marmo collocata nell'agosto 1862. Laureatosi a Sassari, si trasferì dapprima a Torino (1774-1777) poi Nizza (1778-1792) divenendo funzionario fiscale dell'Amministrazione del Regno Sardo, quindi giudice del Tribunale del Commercio Marittimo nizzardo. Diede alle stampe nel 1791 il Dizionario universale ragionato di giurisprudenza mercantile. Nominato Senatore, ebbe incarico di redigere il Codice della Marina Mercantile del Regno Sardo, ma l'opera non vide la luce per l'inizio delle guerre napoleoniche. Nel 1796 fu pubblicata la sua opera più importante, intitolata Sistema universale dei principi del diritto marittimo d’Europa. Poiché Bonaparte lo incaricò di redigere il Codice Marittimo e Commerciale della Francia imperiale, la caduta di questo lo portò in disgrazia. Visse in diverse città italiane non riuscendo a rientrare in Sardegna con un incarico fino al 1818, quando (riabilitato) fu nominato giudice a Cagliari. Morì a Cagliari il 23 gennaio 1827 e fu sepolto nella Basilica di Bonaria.
La Municipalità di Sassari decise di dedicare ad Azuni, su richiesta degli studenti dell'Università sassarese, la piazza (fino allora detta Piazzetta Santa Caterina) e di collocarvi un monumento al centro. L'opera fu realizzata dallo scultore genovese Carlo Rubatto (Genova, 1810 – 1891) e inaugurata il 13 agosto 1862: su di un piedistallo in granito ornato da marmorei trofei allegorici (simboli del Commercio e della Marina) ai lati e da epigrafi sul fronte (il nome) e sul retro (la memoria dell’inaugurazione), è collocata la statua marmorea raffigurante Domenico Alberto Azuni vestito della toga da magistrato.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 1957 |
Misure dell'opera | Lastra: cm. 37 x 24,3 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Nei precedenti Inventari Camerale l'opera era registrata come realizzata "a carboncino" |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Carta di tipo rosaspina |
Presenza di modificazioni causate dall'azione di organismi | Presenti |
Descrizione dell'aspetto di queste modificazioni | Viraggio a seppia da ossidazione |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Incisione a vernicemolle |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | Sechi 957 |
Tecnica di scrittura | Inciso in lastra |
Tipo di caratteri | Corsivo |
Localizzazione | Quadrante inferiore di sinistra |
Originalità | Originale |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Sbiadimento da esposizione alla luce diretta |
Intensità | Leggera |