Una vibrante luminosità caratterizza la veduta della cattedrale di Santa Maria di Castello, a Cagliari. La chiesa è ripresa da Via del Fossario, alle spalle dell'artista è il Bastione di Saint Remy, la grande struttura edificata tra fine Ottocento e primi del Novecento, con piazza, scalinata monumentale e galleria coperta. L'artista ha usato delle pennellate corpose, accese nei toni, giocando sulle tonalità dorate combinate con i verdi e il blu. Lo scenario architettonico è semplificato, ha quasi sapore fiabesco, ridotto a pure forme che si combinano in modo pittoresco quasi per natura, con case e chiesa che divengono la naturale continuazione della scarpata, pietre da taglio che proseguono l'ascesa della roccia verso il cielo.
La fonte d'ispirazione:
Il quartiere di Castello a Cagliari
Lo sguardo di Torel, come quello di tanti altri artisti, fu catturato dal gioco di volumi e colori che offre la rocca di Cagliari: sto parlando di quello che sin dall'epoca pisana (al 1216 risale la fondazione) fu la piazzaforte fortificata denominata Castel di Castro dai Pisani e Caller dai Catalano-Aragonesi. La Cagliari sorta nel Medioevo non era propriamente la Calari dell'epoca romana, comunque sorse riprendendo non dopo molto l'antico toponimo e divenendo, grazie alla sua posizione a favore delle rotte mediterranee, un importante porto e il primo centro urbano della Sardegna. La rocca calcarea sopra di cui fu eretto il vero e proprio castello pisano (una fortezza che conteneva oltre i palazzi del potere anche le abitazioni dei maggiorenti) fu indicata con il toponimo di “Castellu 'e susu”, ossia “Castello di sopra”, dato che l'intera città, composta di altri tre quartieri (Villanova a est, Stampace a ovest, Marina o La Pola a sud) era chiamata in passato “Castello”, sottolineando così l'importanza di caposaldo militare. Il quartiere alto poi con il tempo venne indicato semplicemente come Castello quando la città iniziò a esser chiamata Cagliari. Nel quartiere di Castello risedettero sin dal Medioevo le elite di ogni dominazione: in età Spagnola e Sabauda, poi anche con il Regno d'Italia, a Castello risedettero le famiglie nobili e feudatarie della Sardegna. I vari Casati, con cognomi iberici e sardi, eressero i loro palazzi, formando una particolare maglia urbanistica che rispettò sempre la sistemazione a vie parallele imposta dai Pisani nel 1216. Castello fu centro del potere laico e religioso; riguardo al potere laico, nei secoli si succedettero il Vicario di Pisa, il Luogotenente Catalano, quindi il Viceré Spagnolo e poi Sabaudo, nell'Ottocento pieno il Prefetto e vi trovò sede la Provincia di Cagliari, quindi nel Novecento per alcuni decenni la Regione Autonoma della Sardegna; il potere religioso, nella persona dell'Arcivescovo, vi ebbe il suo palazzo, confinante con quello vice regio (dove ebbero sede tutte le cariche laiche elencate poco fa) e con la cattedrale, intitolata a Santa Maria di Castello. A sud della cattedrale si estese in antico, nei secoli XIV-XV, un'area cimiteriale di cui poi, con l'edificazione serrata di ogni spazio disponibile, rimase solo il ricordo nel nome della Via Fossario, la strada che corre sul lato est della rocca calcarea a strapiombo dirigendosi verso il quartiere della Marina. Sulla parte alta della via fu eretto uno dei tanti palazzi della nobiltà cagliaritana, il Palazzo Pes di Villamarina (famiglia originaria di Tempio, che ebbe titoli e cariche dai Savoia). Il Palazzo Pes era alquanto esteso, tanto che andò a coprire con un portico la Via Fossario, affacciandosi sullo strapiombo con una serie di balconi e piccoli terrazzi. Il risultato di questa plurisecolare attività edilizia fu la visione “pittoresca” e suggestiva del quartiere Castello (la cupola della cattedrale, i palazzi, le torri pisane e i bastioni cinquecenteschi), soprattutto dal versante orientale, quello più accidentato, tanto da impressionare viaggiatori quali Edouard Delessert (Parigi, 15 dicembre 1828 – 27 marzo 1898), che lo fotografò nel 1856, e David Herbert Lawrence (Eastwood, 11 settembre 1885 – Vence, 2 marzo 1930), scrittore di fama internazionale che alla vista dedicò un passo del suo libro “Mare e Sardegna”. Con i bombardamenti del febbraio e maggio 1943 il Palazzo Pes fu distrutto come tanti altri edifici di Cagliari: con la ricostruzione del Dopoguerra quello spazio non fu restituito all'antico aspetto, rimanendo comunque suggestivo e permettendo a vari artisti di trarne ispirazione.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | Ignoto |
Misure dell'opera | cm. 30 x 40 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Nei precedenti Inventari Camerali l'autore è registrato come Tahl |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Cotone tipo industriale |
Presenza di un sistema di aggancio della tela al telaio | Presente |
Tipologia dell'ancoraggio | Colla |
Qualità del tensionamento | Buona |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Presenti |
Informazione sui materiali | Preparazione acrilica industriale, imprimitura a olio |
Descrizione del colore | Grigio |
Spessore | Sottile |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | Franco Torel |
Tecnica di scrittura | A pennello |
Tipo di caratteri | Corsivo |
Localizzazione | Quadrante inferiore di sinistra |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |