Sechi ritrae (annotando anche il giorno, il 10 agosto 1954) una visuale ben nota a tanti sardi, che per imbarcarsi in direzione di Genova, Civitavecchia o Marsiglia, o di altri porti del nord, conobbero bene l'aspetto dello scalo portuale di Porto Torres, antica colonia romana rinata come villaggio nel XIX secolo e sviluppatasi in breve tempo come città. A controllo del porto fu eretta nell'ultimo scorcio del XV secolo una torre poligonale, divenuta simbolo dello scalo e che all'epoca del dipinto di Sechi era ancora utilizzata come faro dello scalo marittimo: al suo fianco, in aderenza, vi era lo stabile con gli uffici della dogana. Sechi realizzò con tratto veloce la veduta, ma riuscì ad imprimergli come sua cifra l'aspetto di velatura dell'immagine, di atmosfericità e di calma dei luoghi fissati sulla carta.
La fonte d'ispirazione:
Porto Torres
La storia di Porto Torres risale almeno all'epoca romana, sebbene nella rocca calcarea su cui è posto il nuovo faro, a ovest del centro abitato, vi siano cavità probabilmente utilizzate dai Punici. La Porto Torres romana era l'unica colonia romana (ossia godente dello status di cittadinanza e non di sudditanza) presente in Sardegna dall'epoca di Giulio Cesare: era chiamata Turris Lybisonis ed aveva una sua importanza quale città portuale, che rivaleggiava con Calari all'altro capo dell'isola. Ma la storia della Turris romana si spegne con la fine dell'Impero romano: i secoli dell'alto medioevo furono segnati da una lunga decadenza conclusasi con la scomparsa totale dell'abitato in epoca tardo medievale, eccezion fatta per il colle di Monte Angellu, dove sorse alla fine dell’XI secolo la basilica romanica dei Santi Gavino Proto e Gianuario, martirizzati da Diocleziano intorno all'anno 305, canonizzati e divenuti santi protettori assai invocati dai Sardi. La basilica fu l'unico edificio rimasto in piedi dell'antica città, mentre il resto andò in rovina, essendo anche assai numerose le incursioni compiute dai pirati Saraceni, causa in buona parte della fuga della popolazione verso le campagne più interne e lontane dal mare.
Dal XV secolo e fino ai primi anni dell'Ottocento il porto di Torres fu territorio amministrato dalla Municipalità di Sassari: l'approdo rimase in funzione ma il traffico era minimo, non essendovi che pochissime strutture, tra le quali la torre aragonese, oggetto d'ispirazione per diversi artisti locali tra i quali Antonio Leonardo Sechi. La torre fu eretta alla fine del Quattrocento, ha pianta ottagonale ed è stata rimaneggiata molte volte nel tempo, come dimostra l'aspetto irregolare della parte sommitale, costellata di diverse serie di mensole e sporgenze dalle varie forme.
Dall'Ottocento Porto Torres conobbe una rinascita urbana dapprima come borgata di Sassari, a partire dagli Anni Venti del XIX secolo, poi divenne comune autonomo nel 1846: il porto vide sviluppare le proprie strutture e aumentare i commerci, fino ad avere un boom tra il 1860 e il 1880, soprattutto con gli scambi commerciali con la Francia, dove venivano spediti molti prodotti sardi. All'epoca risale anche la costruzione dell'edificio della vecchia dogana, posto vicino alla torre, e la conversione di questa a faro portuale, con la costruzione sullo spalto del tetto della lanterna. Subìta la crisi del commercio con la Francia dopo la cosiddetta guerra “doganale” nel 1881-1886, Porto Torres proseguì comunque a svilupparsi come porto e ebbe un enorme sviluppo quando negli Anni Sessanta del novecento fu impiantata a ovest della città, sulla costa, l'area industriale petrolchimica: una realtà che portò in città migliaia di lavoratori provenienti dai paesi dell'interno, che abbandonarono campi e greggi per divenire operai, spopolando le campagne sarde.
L’industria petrolchimica entrò in crisi già dagli Anni Settanta, portando una lunga contrazione economica sulla cittadina e sull'intero territorio del nord-ovest sardo fino ad anni recenti, quando si è profilato uno sviluppo nuovo con una chimica leggera o “verde”. Di fatto Porto Torres, malgrado i danni ambientali apportati nel passato recente dalle attività industriali, ha iniziato a svilupparsi come centro per il turismo da diporto e anche balneare, avendo a est una linea costiera che offre alcune piccole spiagge e non distando molto dall'ampia spiaggia di Platamona (comuni di Sassari e Sorso).
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 10/08/1954 |
Misure dell'opera | Lastra 37 x 24, 3 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Negli Inventari Camerali precedenti l'opera è classificata come "Disegno a penna" |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Carta di tipo rosaspina |
Presenza di modificazioni causate dall'azione di organismi | Presenti |
Descrizione dell'aspetto di queste modificazioni | Viraggio a seppia da ossidazione |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Vernicemolle |
Presenza di iscrizioni | Assenti |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Variazioni di tono |
Intensità | Leggera |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |