L'opera è un esempio della seconda stagione che l'artista dedicò all'incisione. Ottimo xilografo, dopo il 1928 Giuseppe Biasi si dedicherà a nuovi percorsi, prediligendo il linoleum per la realizzazione della matrice: non operò da solo ma con la collaborazione dapprima con Battista Ardau Cannas e, dal 1930-31, con Iginio Zara, ai quali spettò il compito di lavorare la matrice. Un cromatismo raffinato e uno stile arcaizzante connotano la produzione di questa seconda stagione che sarà per Biasi la conferma della posizione di artista principe dell'incisione in Sardegna, dato l'apprezzamento ricevuto in tutte le esposizioni fatte di queste serie di stampe in Italia. Da un'aura nera emergono le figure dei confratelli della Santa Croce e le mura delle case di un villaggio della Sardegna interna: in aria si stagliano il crocefisso, i fanali processionali, il baldacchino mentre le vesti bianche (tunicelle, veli copricapo) sono mossi da panneggi essenziali. La composizione è giocata con maestria da Biasi con questa scelta del “far emergere” dal nero di fondo ciò che ritiene necessario, senza concedersi alcun elemento di troppo, dimostrando grande capacità compositiva: la suggestione della massa di persone che avanza dal vicolo (sono accennate appena le teste con semplici teorie sovrapposte di archetti) è perfettamente resa con un'essenzialità quasi primitiva.
La fonte d'ispirazione:
Il rito della Via Crucis in Sardegna
Entrando oggi in una chiesa, lungo le pareti o i pilastri della navata si può osservare il gruppo di quattordici “Stazioni” che formano la Via Crucis. Le Stazioni da sempre sono state indicate ognuna con il proprio numero di progressione e sono collocate sui muri in senso antiorario rispetto alla cappella dell'altare maggiore: la stazione “I” è sulla sinistra guardando l'altare maggiore, la “XIV” sulla destra del medesimo.
Storicamente, la rappresentazione simbolica della Via Crucis nasce con il Medioevo. Essendo allora di fatto impossibile per tantissimi fedeli recarsi in pellegrinaggio in Terrasanta per compiere nelle vie di Gerusalemme il percorso della Passione di Cristo (questa è materialmente la Via Crucis, il cammino compiuto dal Cristo dal Palazzo di Pilato fino al Golgota), per consentire a tutti di compiere almeno simbolicamente, nelle chiese dei propri luoghi di origine, questo pellegrinaggio, fu pensato probabilmente dall'Ordine Francescano di apporre sui muri delle chiese quattordici elementi che ricordassero i quattordici “momenti” o episodi del percorso della Passione. Nacquero così le prime vie Crucis, che divennero in breve tempo anche occasione per creare oggetti d'arte. Durante la Settimana Santa si pensò, il Venerdì Santo, di riproporre l'itinerario calandolo nelle vie di ogni centro abitato, sempre seguendo l'ordine e il numero di episodi indicati dalla Tradizione. Le Stazioni della Via Crucis tradizionale hanno i seguenti soggetti: la I “Gesù è flagellato”, la II “Gesù è caricato della croce”, la III “Gesù cade per la prima volta”, la IV “Gesù incontra sua Madre”, la V “Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene”, la VI “Santa Veronica asciuga il volto di Gesù”, la VII “Gesù cade per la seconda volta”, la VIII “Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme”, la IX “Gesù cade per la terza volta”, la X “Gesù è spogliato delle vesti”, la XI “Gesù è inchiodato sulla croce”, la XII “Gesù muore in croce”, la XIII “Gesù è deposto dalla croce” e infine la XIV “Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro”.
La Sardegna, che per secoli fu sotto l'influenza Spagnola, maturò di conseguenza un'osservanza per i riti Cattolici molto ligia ai dettami della Controriforma: i momenti liturgici e le processioni andavano celebrati con magnificenza per glorificare quanto più possibile la Trinità e i Santi. Nacque così lo spirito barocco che nelle processioni arrivò a creare dei momenti quasi teatrali, nel senso che si voleva inscenare una vera e propria ricostruzione degli eventi per così spiegare meglio ai fedeli le Sacre Scritture e coinvolgerli, affascinandoli con i ricchi apparati decorativi (statue, tessuti, festoni, luminarie notturne, etc.). Il risultato in Sardegna è il permanere ancora oggi di una devozionalità più forte rispetto ad altre regioni: la Settimana Santa in Sardegna offre dei momenti assai suggestivi, dove la collettività concorre a ridare vita ai plurisecolari riti che fornirono in passato e tutt'oggi forniscono agli artisti ispirazione per delle scene fortemente suggestive.
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | 1934 |
Misure dell'opera | Supporto: cm. 41 x 49; Lastra: cm. 36 x 36 |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Carta velina |
Presenza di modificazioni causate dall'azione di organismi | Presenti |
Descrizione dell'aspetto di queste modificazioni | Ossidazione con viraggio a seppia |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Linoleografia |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Variazione di tono |
Intensità | Accentuata |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |