Il dipinto rientra in quella produzione “da cavalletto” in cui Figari si impegnò a partire dalla fine della guerra: paesaggi e nature morte che per lui rappresentarono forse un “staccare la spina” dalla realtà allora in profonda evoluzione, sia su macro-scala (le vicende dell'Italia post bellica, i risvolti politico sociali, il nuovo dibattito su dove l'Arte doveva puntare) sia su micro-scala, nel mondo intorno a lui (la ripresa della dirigenza dell'Istituto d'Arte sassarese con i forti contrasti superati a grande fatica). La necessità di estraniarsi e di ricrearsi (un po' con lo spirito orwelliano del libro “Una boccata d'aria”) trova realizzazione nel recarsi sulla costa come in questo caso e raffigurare il brullo, calcareo tratto di costa inabitato che segna il confine tra i territori comunali di Sassari e Porto Torres. In questo tratto di costa, a ridosso della lunga striscia sabbiosa della spiaggia di Platamona (dove dal 1952 sorsero case e stabilimenti balneari) e a pochi passi (in questo punto di visuale, alle spalle dell'artista e dell'osservatore) dalla torre costiera d'epoca spagnola di Abbacurrente (il toponimo della zona), Filippo Figari trovò uno dei momenti di estraniamento che traspose raffigurando il paesaggio nella sua scarna essenzialità, roccia acqua marina e cielo, senza nessun altro elemento arricchente la composizione, forse anche un'ironica trasposizione visiva di un celebre “spot” pubblicitario della Fiat in voga nel decennio precedente: “Terra, Mare, Cielo”. E nulla più, appunto.
La fonte d'ispirazione:
Abbacurrente
Sebbene per i secoli dell'epoca tardo-antica e del Medioevo pressoché nulla dovette esserci di edificato nella zona della spiaggia e dello stagno (che dovette essere deserta essendo prossima alla riva e soprattutto essendo palustre e malarica poiché nello stagno proliferavano le zanzare anofele), Platamona in quell'epoca fu a stretto “contatto” con il vicino entroterra, in particolar modo con le zone di Abbacurrente, Buddi-Buddi, Badde Longa e Settepalmi (poi detta Pantamazzo). Infatti in queste regioni erano presenti in passato delle fonti d'acqua che garantirono la presenza umana e la possibilità di coltivare degli orti. La fonte più prossima alla spiaggia è senza dubbio quella di Abbacurrente (letteralmente “Acqua che corre”), posta sull'omonima collina che fa da sponda alla costa, verso sud e poi discende al mare nel primo tratto roccioso, con una piccola punta leggermente protesa.
Dal Cinquecento sulla punta di Abbacurrente, presso l'ultimo lembo roccioso della falesia che nasce allo Scoglio Lungo dell'odierna Porto Torres e termina appunto là dove inizia la battigia della spiaggia, fu eretta una torre costiera d'avvistamento. Di struttura semplice e di dimensioni contenute, la torre fu utilizzata per la difesa del Regno di Sardegna dalle incursioni dei Pirati Musulmani provenienti da Algeri e Tunisi. Fu edificata probabilmente nel 1577: posta appena a un metro sopra il livello del mare, l'estrema vicinanza ad esso ha portato la struttura allo stato di rudere, a causa delle innumerevoli mareggiate e all'azione disgregatrice di piogge e vento, conferendo alla torre un aspetto romantico e divenendo uno degli elementi di spicco del paesaggio costiero. Costruita in calcare (le pietre provengono dall'immediato entroterra) la torre aveva una sola camera rialzata di alcuni metri da terra, vi si accedeva con una scala in corda che veniva ritirata dentro in caso di attacco; l'interno è formato da una sala circolare coperta da una cupola con quattro nervature di rinforzo. Date le dimensioni, dentro questa torre, quando fu utilizzata, dovettero trovare alloggio due o massimo tre guardie: con il primo quarto dell'Ottocento il Regno Sardo dismise (cessato il pericolo dei Pirati) le torri costiere (e quindi anche quella di Abbacurrente), cosicché quelle strutture di difesa caddero nell'abbandono. Restaurata non molti anni fa, la torre di Abbacurrente è da sempre facilmente raggiungibile dalla strada litoranea.
Vecchie carte geografiche dell'età moderna, tra Seicento e Settecento, hanno dato una visione del sito di Abbacurrente e Platamona, riferendo il toponimo Abbacurrente alla torre e il toponimo Platamona allo stagno.
Con la fine dell'Ottocento si ha un’interessante e precisa rilevazione dell'intera regione costiera dello stagno, della spiaggia e dell'entroterra grazie all'IGM, l'Istituto Geografico Militare dell'allora Regno d'Italia, che eseguì il rilievo puntando luoghi abitati all'epoca quali ville rurali o case coloniche indicate con i cognomi dei proprietari o con i nomi delle antiche regioni e infine segnalando le tipologie di coltivazioni nei vari posti.
Apprendiamo così dalla carta che il nome della piccola regione pianeggiante alle spalle della spiaggia (soprattutto della piccola porzione sassarese e dello stagno) era chiamata Saldiola, entro la quale, sul versante nord-occidentale, era la Fonte di Abbacurrente e poco più in là il confine comunale con Porto Torres, mentre le uniche due case “coloniche” sono poste non lontano dallo stagno: la prima è detta appunto Casa dello Stagno ed è collocata a ovest dello specchio d'acqua, collegata attraverso un viottolo alla strada vicinale a fondo naturale che allora passava parallela al mare ma a sud dello stagno, congiungendo la campagna sorsese a Porto Torres; l'altra sola casa presente è verso oriente ed è puntata come Casa Agliadò (forse il cognome del proprietario o il toponimo di una sotto-regione).
Dati di Riferimento | |
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Anno di esecuzione | Anni '40 |
Misure dell'opera | cm. 57,5 x 45 |
Segnalazione di particolarità e/o allegati | Acquisito con delibera n. 138/145 del 19/06/1946 |
Il Supporto | |
Presenza di un supporto originale | Presente |
Nome della fibra tessile e/o del materiale costitutivo | Tavola di compensato |
Tendenza al cedimento, agli urti e alle sollecitazioni continue | Assente |
Presenza di deformazioni | Presenti |
Tipologia delle deformazioni | Imbarcamento, svergolamento |
Presenza di lacune | N. 4 lacune piccole nel retro, lato di sinistra, provocate dai chiodi della incorniciatura precedente |
Presenza di modificazioni causate dall'azione di organismi | Presenti |
Descrizione dell'aspetto di queste modificazioni | Macchie di muffa, macchie polverose grigie |
Strati Preparatori | |
Presenza di strati preparatori | Assenti |
Pellicola Pittorica | |
Aspetto della pennellata e/o del "ductus" | Fluida, a velature nei toni azzurri e terrosi |
Presenza di iscrizioni | Presenti |
Trascrizione | F. Figari |
Tecnica di scrittura | A pennello |
Tipo di caratteri | Corsivo |
Localizzazione | Quadrante inferiore di sinistra |
Originalità | Originale |
Presenza di mutamenti del colore | Presenti |
Tipologia | Variazioni di tono |
Intensità | Leggera |
Colori interessati | Tutti |
Presenza di abrasioni | Presenti abrasioni lungo i bordi causate dalla precedente incorniciatura |
Segnalazioni di particolarità e/o allegati | Presenti polveri grasse e residui organici su tutta la superficie |
Vernice | |
Presenza della vernice e/o finitura originale | Assente |